El Cid Campeador
Il suo nome era Rodrigo Diaz conte di Bivar, meglio conosciuto con il nome di El Cid Campeador.
Dopo la fine del dominio romano, la Spagna venne occupata da varie tribù barbariche: i Vandali, gli Svevi e gli Alamanni. Ma furono i Visigoti che vi costituirono un regno che durò fino al 711 d.C., anno che segnò l’arrivo degli arabi.
Gli arabi, che nel 732, con la sconfitta di Poiters ad opera di Carlo Martello, dovettero rinunciare alla conquista dell’Europa occidentale, misero radici in Spagna e vi rimasero fino al 1492 quando Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona portarono felicemente a conclusione la “Reconquista”.
La presenza degli arabi nella penisola iberica durò quindi più di sette secoli, tempo più che sufficiente per influenzare in modo pesante la cultura, l’arte e l’architettura della Spagna. Ma non tutta la penisola era sotto il dominio arabo; la Spagna era divisa in vari regni, cattolici e musulmani che lottavano fra di loro.
Fu in questo panorama che si mise in luce un personaggio entrato poi nella leggenda. Un personaggio che, oltre ad essere considerato un paladino del cattolicesimo nella lotta contro i musulmani, venne innalzato a simbolo del patriottismo spagnolo.
Il suo nome era Rodrigo Diaz conte di Bivar, meglio conosciuto con il nome di El Cid Campeador.
La leggenda, ripresa poi dalla letteratura nata attorno a questo personaggio, vuole che fosse un personaggio gentile, un marito amorevole e un ottimo padre di famiglia, un cavaliere coraggioso e fedele al suo paese.
La Storia, purtroppo, come vedremo, ci racconta qualcosa di diverso; un mercenario che combatteva per i mori e per i cristiani senza nessuno scrupolo, disposto a distruggere chiese se questo servisse ai suoi scopi, insomma un cavaliere senza principi disposto a tutto pur di raggiungere la gloria.
Rodrigo nacque, intorno al 1040 d.C., a Bivar un paesino vicino a Burgos nel regno di Castiglia.
Proveniva da una famiglia della piccola nobiltà castigliana. Crebbe dunque alla corte del Re di Castiglia servendo il figlio, il principe Sancho. Ebbe dunque una buona educazione, come si addiceva ai figli della nobiltà.
La leggenda vuole che al momento del suo battesimo un monaco gli regalasse il cavallo che poi lo accompagnò in tutte le sue avventure: il famoso Babieca.
Il nome El Cid Campeador gli venne attribuito più avanti. È composto da due parti: El Cid, nomignolo datogli dagli arabi e che significa “Il signore” in una lingua mista di spagnolo e arabo, Campeador, “Il campione”, invece, gli venne dato dagli spagnoli dopo la vittoria in duello contro un nemico. Questo soprannome, quindi, dimostra che il personaggio godeva del rispetto e dell’ammirazione sia tra gli spagnoli che tra gli arabi.
Ferdinando I°, alla sua morte avvenuta nel 1065, divise il suo regno fra i suoi figli. Il maggiore, Sancho II°, ebbe a Castiglia e la città di Zaragoza, Alfonso VI° ricevette Leon e la città di Toledo e l’altro figlio, Garcia, ricevette la Galizia e il Portogallo. Alle due figlie diede le città di Tora e di Zamora.
Com’era prevedibile i contrasti fra i fratelli scoppiarono poco dopo la morte del padre. Sancho II°, essendo il figlio maggiore, si considerava il vero erede del padre e cercò di riunificare il regno, anche con l’uso della forza.